«Blasco da Castiglione, voi avete impedito questo atto di giustizia, e vi siete fatto complice di uno scellerato!… […] Don Raimondo della Motta vi ha accusato di essere uno dei capi di questa società; vi ha fatto arrestare a Messina, ha tentato di farvi morire avvelenato e voi gli prestate il vostro braccio…»
All’interno di un’intricata matassa fatta di congiure familiari, oscure macchinazioni e patti segreti operano i Beati Paoli, un misterioso gruppo settario di uomini dai volti celati che agiscono nell’ombra, emanando sentenze e operando impietose condanne “col color di riparar li altrui torti”.
Sullo sfondo una Palermo settecentesca che, tra bene e male, fa da scenario a quel gioco di opposizioni e topos caratteristici della letteratura ottocentesca alla quale si inspira l’autore Luigi Natoli. Un romanzo d’appendice, definito da molti storico, dove si contrappongono spesso mischiandosi, personaggi dalle psicologie definite (buoni o cattivi), ed altri, in bilico costante, come Blasco da Castiglione che si frappone fra la setta, che rivendica “atti di giustizia”, e Don Raimondo Albamonte, il sempre cattivo, l’usurpatore, l’uomo senza alcun scrupolo, in un susseguirsi di inseguimenti, vendette e colpi di scena.
Conteso tra due fuochi Blasco diviene protagonista “collaterale” della storia, giovane, di bell’aspetto, “cavaliere dalla lama imbattibile”, in cerca delle proprie origini e di una sua identità. Emblema del cavaliere romantico dall’animo impetuoso e tormentato, passionale, istintivo, a tratti irresponsabile; ma anche giusto, generoso e sensibile. La figura di Blasco diventa la chiave di volta chiamata a sorreggere l’impalcatura del romanzo. È lui, infatti, l’anello di congiunzione tra i personaggi, custode, suo malgrado, dei segreti della setta.
Per carattere, temperamento e impostazione morale, Blasco è il naturale accostamento a quel D’Artagnan nato dalla penna di Alexandre Dumas. Entrambi i personaggi, infatti, sono due ragazzi che necessitano di una guida che indichi loro la “retta via”. E se il primo trova nei tre moschettieri dei maestri di vita, il giovane Blasco trova contemporaneamente nella setta e in Don Raimondo, il naturale contraltare capace di metterne alla prova la tempra morale, combattuto tra il desiderio di rivalsa e il bisogno di giustizia.
articolo di: Carmela Corso