Correva l’anno 1492 quando Cristoforo Colombo, per un errore di calcolo o un colpo di fortuna, sbarcava nel Nuovo Mondo. Una conquista per il regno di Spagna e l’Europa che segna la fine degli anni bui del Medioevo e l’inizio dell’età moderna.
Fonti storiche attestano che Cristoforo Colombo non è stato il primo europeo a sbarcare nel Nuovo Mondo. Gli archeologi hanno scoperto prove di insediamenti norvegesi e polinesiani in Canada, risalenti fin dal IX secolo, quasi un secolo prima dello sbarco della Nina, la Pinta o la Santa Maria.
Oggi sappiamo che i nativi americani vivevano nelle Americhe per migliaia di anni prima dell’arrivo degli europei, che i loro antenati attraversarono il ponte di Bering Terra dall’Asia nordorientale, e nei successivi dieci mila anni hanno popolato il “Nuovo Mondo” con civiltà come Maya, Inuit e il mapuche. Eppure, tutto il mondo è grato a Cristoforo Colombo, l’esploratore italiano al servizio della corona spagnola, per l’apparente “scoperta” delle Americhe.
Dal 1869, ogni anno, il 12 ottobre, in diversi paesi del mondo si festeggia il Columbus Day, il giorno dedicato all’eroe genovese e al suo arrivo nelle Americhe. Stessa ricorrenza, letta in chiavi diverse: Día de las Culturas (Giorno delle culture) in Costa Rica, Discovery Day (Giorno della scoperta) nelle Bahamas, Día de la Hispanidad (Giorno della Ispanità) in Spagna, e rinominato da poco (nel 2002) Día de la Resistencia Indígena (Giorno della resistenza indigena) in Venezuela, la Giornata Nazionale di Cristoforo Colombo in Italia.
Forte del successo della conquista delle Americhe da parte di Colombo la comunità genovese espanse la propria influenza in tutta Italia, con importanti e solide basi commerciali in tutto il Meridione e in particolare a Palermo. Posta all’angolo tra Piazza del Garraffello e via Materassai, la loggia genovese aveva una posizione privilegiata, trasformando la città in una multinazionale moderna, abili nella vendita di oggetti pignorati e non riscattati al Monte di Pietà e nella lavorazione delle risorse materiali e finanziarie palermitane.
Nel XVI e XVII si erano a pieno addentrati nel tessuto sociale ed economico siciliano, acquisendo feudi e titoli della vecchia nobiltà in decadenza diventandoi nuovi baroni latifondisti, titolari di floride attività commerciali e bancarie ed esponenti della classe dirigente e massimi committenti di opere d’arte e degli artefici degli interventi urbanistici in città.
In tutto il quartiere si esercitava la MERCATURA e si discutevano le politiche sociali della Sicilia. Nel corso degli anni la mercatura cominciò a declinare, ai mercanti si sostituirono le Corporazioni degli Artigiani mutando così la natura stessa del quartiere che assunse i contorni del mercato alimentale noto a tutti come la “Vucciria”.
Con l’arrivo di catalani e amalfitani l’influenza della comunità genovese andò scemando fino alla definitiva cessazione delle attività nel 1774. Oggi nulla resta dei fasti dei genovesi; il quartiere è solo un pallido ricordo di quello che fu; le case sono cadenti, semicrollate ed in parte disabitate. Testimonianza del passaggio dei genovesi in città, la fontana del Garraffello e la Chiesa di S. Giorgio dei Genovesi.
di Carmela Corso