Ricordare Franca Florio unicamente per la sua bellezza sarebbe un’offesa alla donna, a ciò che è stata e al mito che ha saputo creare attorno alla sua figura. Una donna, sì, dalla straordinaria bellezza ma anche dotata di un fascino che si nutre della sua eleganza, della sua grazia e della sua erudizione, capace di trasformare Palermo in una vera e propria corte regale, che si apre alle sfarzose corti europee. Nobili, principi, imperatori e aristocratici arrivano da ogni parte del continente per svernare in quella che viene percepita come la “nuova capitale”. In questo clima di fermento economico e sociale – sono questi gli anni della belle époque – Donna Franca si fa promotrice del risveglio culturale della città, catalizzando attorno alla propria figura letterati, musicisti, artisti ed esponenti della nobiltà e della grande borghesia italiana ed europea. Numerosi gli ammiratori al suo seguito. Uno tra i più celebri, Gabriele D’Annunzio, che nutre per lei una sorta di vera e propria venerazione – la corteggia apertamente definendola la Divina, l’Unica – e con il quale nasce una profonda e sincera amicizia.
In quegli anni la città ospita di sovente convegni artistici, commerciali e mondani. Ed è sempre lei l’ospite più ambita; non c’è festa, ricevimento o riunione pubblica o privata, infatti, che possa dirsi riuscita senza che il nome di Franca Florio risulti tra la lista dei partecipanti. E’ lei a dominare la vita mondana e culturale cittadina.
Donna da gusto impeccabile con il vezzo dei preziosi, veste esclusivamente abiti firmati dalla sartoria francese Worth. Sceglie lei le stoffe, i modelli e gli accessori a cui abbinarli. I gioielli di Franca vengono realizzati appositamente per lei dai migliori nomi dell’oreficeria: da Cartier a Lalique. Pare che per lei sia stata realizzata una collana di perle lunga sette metri; un gioiello tanto maestoso da riuscire a mettere in imbarazzo perfino la regina d’Italia.
Bella, bellissima, Franca è anche saggia e sagace e riesce lì dove pochissime altre donne del suo tempo sono riuscite: è stata capace di ritagliarsi un ruolo fondamentale nella gestione delle attività economiche della famiglia, che conta banche, industrie, cantieri navali, fonderie, tonnare, saline, armerie, cantine vinicole e, soprattutto, una delle più grandi flotte europee: la Società di Navigazione Italiana. Avvenenza, intelligenza e adulazione, però, non devono sembrare sufficienti al marito Ignazio che si intrattiene in numerosi e ripetuti tradimenti con attrici, ballerine, popolane e aristocratiche; tradimenti vissuti sempre con estrema classe ed eleganza da Franca poiché – come ella stessa afferma – “i panni sporchi si lavano in casa”.
La sera del 16 maggio 1897 viene inaugurato il Teatro Massimo con la rappresentazione dell’opera verdiana Falstaff. E’ un successo senza pari che consacra Palermo quale nuova capitale operistica, accanto alle grandi città europee. Ma il vero spettacolo quella sera, secondo le cronache dell’epoca, lo si deve nuovamente a lei, Donna Franca, omaggiata dall’orchestra e da un applauso lungo un eternità.
Da quel momento, forse, nasce il mito di Franca Florio. E’ la protagonista assoluta della vita di relazioni in una Palermo che vede sfilare, uno dietro l’altro, sulla dorata passerella della mondanità la più fastosa schiera di nomi: Rothschild – di cui i Florio sono emissari e soci in affari – i reali d’Inghilterra, Emanuele Filiberto di Savoia con la Principessa Elena d’Orléans e, ancora, il Kaiser Guglielmo II – divenuto ormai amico di famiglia – e lo Zar di Russia Nicola II con la Zarina Alessandra, impressionata ospite dell’incantevole palazzo Florio all’Arenella, solo per citarne alcuni. Al fianco del marito, diventa in poco tempo la “regina di Palermo“, alla testa di un’intensissima vita mondana all’insegna del lusso e dello sfarzo.
Si tratta indubbiamente di circoli esclusivi ed elitari, di cui la gente sogna e commenta attraverso quanto riportato dalle cronache locali, ma Donna Franca è anche una donna impegnata nel sociale, attiva nella più obbligatoria delle attività dell’alta società: la beneficenza. Da prova di nobiltà d’animo quando, malgrado abbia raggiunto il quinto mese di gravidanza parte subito, insieme al marito, alla volta di Messina per portare aiuti in seguito al terremoto che distrusse la città nel 1908, prestando personalmente soccorso ai feriti a bordo della nave mentre Ignazio scava tra le macerie. Ammirazione e rispetto per la coppia sono assoluti.
Nonostante le gravi difficoltà economiche che colpiscono la famiglia alla vigilia del primo conflitto mondiale, il ruolo di regina incontrastata della vita sociale palermitana resta immutato. Feste, viaggi e alte frequentazioni proseguono senza sosta. Il protagonismo è alimentato dalla leggenda che le cresce attorno, come quella che la vuole seduta al tavolo di un casinò a giocarsi in una sola sera l’equivalente dello stipendio mensile di decine di operai, quegli stessi operai che Ignazio non riesce a pagare. Seppur stretta dalla morsa dei debiti, riesce a mantenere un tenore di vita sfarzoso. Incontra cantanti, scultori e illustri pittori, tra cui Giovanni Boldini che ha fama di essere il ritrattista per antonomasia delle più belle donne del mondo.
Gli anni difficili del primo Novecento sono segnati dal dolore per Franca. La morte dei figli Ignazio e Giacobina, prima, e il tracollo finanziario, poi, mutano profondamente l’animo di Franca che, nonostante tutto, termina la sua vita con la dignità che alberga sono nel cuore delle grandi donne, fra stenti e dolori, leniti dalla seppur effimera gioia datale dai figlie e dai nipoti. Nel 1950, all’età di 77 anni, si spegne la leonessa di casa Florio e, con lei, quella figura eterea e altera che ha rappresentato Palermo in quegli anni.
di Carmela Corso