Hanukkah

Hanukkah
La festa delle luci

Ogni anno, a cavallo tra i mesi di kislev e tevet, si celebra Hanukkah (חנוכה), la più importante tra le festività della comunità ebraica, conosciuta anche come “Festa delle luci” o “Festa dei lumi“.

A partire dal tramonto del 24° giorno di kislev e per 8 giorni consecutivi, le famiglie ebraiche ricordano la vittoria dei Maccabei sui Greci del II secolo a.C, il recupero dell’indipendenza ebraica e la successiva purificazione del Tempio di Gerusalemme, profanato e utilizzato per l’adorazione di idoli pagani.

«Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull’altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro dell’alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese nella città e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull’ara che era sopra l’altare dei sacrifici. Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi»


Maccabei 1:54-61

La storia, riportata nel Talmud, racconta che, dopo la riconquista del Tempio di Gerusalemme devastato in parte dagli ellenici, secondo il rituale, la menorah del Tempio doveva essere illuminata con le luci del candelabro, che da quel momento avrebbero dovuto ardere permanentemente. Malgrado si fosse trovato olio sufficiente solamente per una giornata, i sacerdoti asmodei prepararono una menorah di ferro e stagno ed accesero comunque i lumi: miracolosamente, quel poco olio durò otto giorni, il tempo necessario a produrre l’olio puro.

Da questo episodio deriva la festa di Hanukkah, rappresentazione della libertà religiosa e del trionfo della luce sull’oscurità e unica del calendario ebraico ad essere celebrata a cavallo di due mesi: inizia, infatti, a kislev e finisce in tevet. In particolare, se kislev dura 29 giorni finisce il 3 tevet, mentre quando kislev ha 30 giorni finisce il 2 tevet. È, assieme a Purim, la seconda delle feste stabilite per decreto rabbinico, ovvero “stabilite” dopo il dono della Torah.

Da quella posta al centro, si accendono le candele nell’hanukkia (il  candelabro con 9 braccia), una per ogni giorno della festa (la nona serve ad accendere le altre), in modo che l’ottavo giorno siano tutte accese.

Durante i festeggiamenti, spesso i bambini giocano con la “dreidel“, una speciale trottola di legno a quattro facce, ciascuna recante una lettera dell’alfabeto ebraico, che, insieme, formano le iniziali della frase “Un grande miracolo accadde là”.

Momento dedicato alla famiglia, allo scambio dei doni e al ricordo del passato, Hanukkah è anche un momento di importante convivialità.

Si è stratificata una ricca tradizione di piatti significativi di cui le costanti sono: olio extravergine di oliva, per ricordare il miracolo della Menorah, e derivati del latte, in riferimento alla storia di Giuditta e Oloferne.

Ed ecco, allora, comparire sulle tavole: latkes (dei pancakes realizzati con patate, cipolla, farina di matzah e sale, fritti nell’olio di oliva e, solitamente, accompagnati da mousse di mela o panna acida), sufganiot (frittelle cotte nell’olio e ricoperte di zucchero, spesso farcite con marmellata di fragole); blintzes (una specie di crepes ripiene di formaggio freschissimo e fritte); matzohballsoup (corposo brodo di pollo e verdure accompagnato da gnocchi di farina di pane azzimo, cipolle e spezie varie); kugel (sformato fatto di noodles, patate, cipolle, farina, burro, tuorli e albumi montati a neve); challah (pan brioche realizzato con farina, olio d’oliva, uova, acqua, sale, zucchero, miele e lievito); rugelach (cornetti farciti con composta di lamponi e granella di mandorle) e hanukkahgelt (soldini di cioccolata che spesso raffigurano la Menorah; simbolo di prosperità).

articolo di Carmela Chiara Corso

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