I simboli del Natale

I simboli del Natale
L’albero

Esistono oggetti, immagini e simboli indissolubilmente legati a concetti, eventi e celebrazioni le cui radici si perdono lontano nel tempo. Essi diventano archetipi culturali, suscitando atmosfere evocative, emotive e suggestive. Uno di questi è, per certo, l’albero.

Decorarlo di luci e riempirlo di doni da scartare nella notte della Vigilia o la mattina di Natale, è una delle tradizioni più sentite e amate.

Eppure l’albero, sinonimo di condivisione e gioia, perfetta rappresentazione dello spirito cristiano, poco o nulla ha a che fare con la religione cattolica. L’abete, ad esempio – il più tradizionale degli alberi di Natale – da sempre considerato magico, è l’albero consacrato dai Greci alla dea Artemide e collegato dagli Egizi alla nascita di Biblo.

Attorno ci sono il sempreverde decorato dai Celti e il pino dagli antichi Romani, utilizzato, soprattutto, per addobbare le proprie case durante le calende di Gennaio.

Ampiamente diffusa presso le popolazioni nordiche, a partire dal XVIII secolo, l’usanza si diffonderà in tutta Europa. Da antico simbolo tipico delle feste pagane, connesse con il solstizio d’inverno ed il ricambio stagionale, a rappresentazione del rinnovarsi della vita. Un rinnovarsi che rimanda al pilastro cosmico “Yggdrasill“, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini.

Con l’avvento e la diffusione del cristianesimo in Europa prima, e nel resto del mondo poi, l’albero diventa la rappresentazione di Cristo e della sua immortalità.

L’abete nella fattispecie, che mantiene le foglie anche in inverno, quando tutti gli altri alberi sembrano “morti”, riconduce a Gesù, l’autentico “albero della vita”, simbolo di pace e speranza.

La tradizione dell’albero, così come la conosciamo, nasce, secondo alcuni, nel XIII secolo a Basilea; secondo altri a Tallinn nel 1441 (poi ripresa dalla Germania del XVI secolo) quando, nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, fu eretto un grande abete attorno al quale giovani uomini e donne ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella.

E se alcune fonti ne rintracciano la diffusione presso città come Riga dove, secondo una targa scritta in otto lingue, fu addobbato il “primo albero di capodanno” nel 1510, altre lo riconducono ad un antico gioco religioso medioevale, “Adam und Eva Spiele” (il “gioco di Adamo e di Eva” ), celebrato in Germania il 24 dicembre, in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso.

Il presepe

Un altro iconico simbolo del Natale è il presepe, una complessa composizione plastica della Natività di Gesù che chiama a raccolta i personaggi e i luoghi della tradizione: la grotta o la mangiatoia dov’è posto Gesù bambino, i due genitori, Giuseppe e Maria, i Magi, i pastori, le pecore, il bue e l’asinello e gli angeli.

La statuina di Gesù Bambino, viene collocata nella mangiatoia alla mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, mentre le figure dei Magi vengono avvicinate ad adorare Gesù nel giorno dell’Epifania. Sullo sfondo la riproposizione del cielo stellato o di uno scenario paesaggistico.

Citato nei vangeli sinottici di Luca e Matteo e in quelli Apocrifi, il presepe è, in realtà un concentrato di significati simbolici e rituali. Il termine deriva, infatti, dal latino “prae” (davanti) e “saepes” (recinto), ed indica propriamente ogni recinto chiuso (e quindi sia la mangiatoia che la stalla), all’interno del quale sono racchiuse le energie positive o, come avveniva negli antichi templi, le statue delle divinità.

Innumerevoli sono i simboli nascosti nel presepe che rappresentano il cammino terreno dell’uomo dal sonno al risveglio, dall’ignoranza alla conoscenza, dalla morte alla rinascita, dalle tenebre alla luce. Una simbologia che può essere analizzata basandosi su approcci diversi: il mito, la tradizione, l’allegoria.

La scelta del 25 dicembre, quale giorno della nascita di Cristo, è un chiaro riferimento al Sol Invictus, così come la presenza del bue (allegoria del popolo ebraico) e dell’asino (allegoria del popolo romano) sono una riproposizione del binomio giorno-notte/sole-luna.

Anche la grotta, simbolo materno e luogo della nascita miracolosa, si propone come una discesa dal buio verso la luce; un confine tra luce e tenebre. A conciliare gli opposti vi è la stella, equilibro tra l’ordine e il disordine.

La storia della tradizione presepiale è antica, frutto di un’evoluzione strutturale ed iconografica. Culture di ogni epoca, infatti, si sono adoperate per migliorare la rappresentazione della nascita di Cristo, spesso scostandosi dalla tradizione e dalle simbologie originarie. A partire dalle raffigurazioni del II secolo, sulle pareti delle Catacombe di Priscilla, si fanno strada tele, affreschi e sculture che campeggiano nei luoghi di culto e nelle abitazioni private, rispecchiando la visione dei committenti.

Intriso di spiritualità, il presepe è, tuttavia, per consuetudine, espressione diretta del sentimento religioso del popolo minuto che, nella sua realizzazione materiale, manifesta la propria devozione offrendo al contempo uno spaccato di una società umile e semplice.

articolo di Carmela Chiara Corso

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Photo credit: Liliboas / Getty Images Signature