Il parco della Favorita

Il parco della Favorita
L’oasi verde di Palermo

La stagione d’oro delle grandi e lussureggianti aree verdi a Palermo inizia con la dominazione islamica (arabi, berberi e persiani). Con gli arabi sorgono i primi mahall musulmani: giardini pensati come espressione dell’unione di terra, acqua e ombra. Passerelle, acqua e piante aromatiche forniscono un’esperienza sensoriale e trasformano lo spazio in un luogo di riposo, riflessione e contemplazione.

I normanni si ispireranno alle più sofisticate tipologie dell’architettura islamica ordinando la costruzione di “luoghi di delizie” o Sollazzi Regi; edifici extra urbani che ricreano un paesaggio paradisiaco con giardini, frutteti, fontane, laghetti artificiali e peschiere.

La presenza dei giardini in città vive fasi alterne. Nel XVIII secolo la presenza di lussureggianti aree verdi, private e pubbliche, ritorna in auge. In questo periodo, sorge Villa Giulia, realizzata tra 1777 e il 1778, su iniziativa di Antonio La Grua. Il grande giardino pubblico conta affascinanti geometrie e riferimenti simbolici e culturali che rispecchiano lo spirito di un’epoca.

Nel 1799 Ferdinando III di Borbone inaugura l’imponente e ambizioso progetto del Real tenuta della Favorita, ai piedi del Monte Pellegrino. Egli è costretto dalle truppe napoleoniche a fuggire da Napoli e si rifugia nell’isola. Sceglie Palermo per riprodurre bellezze e scenari della reggia di Portici, a partire dal suo parco. Ordina l’esproprio dei terreni e il ridimensionamento delle ville Bordonaro, Castelnuovo, Lampedusa, Spina, Niscemi, Malvagna, Vannucci, Pietratagliata e Ajroldi. Si tratta di 400 ettari che trasforma nella sua riserva di caccia facendovi arrivare fagiani, pernici, beccacce e conigli. Il parco diventa terreno per vari esperimenti agricoli con grandi coltivazioni di agrumi, olivi, frassini, noci, sommacco, leccio e lentisco.

Per la realizzazione dei viali Ferdinando si affida all’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia. Il progetto prevede un sistema di lunghi viali principali rettilinei (dedicati a Diana, Pomona ed Ercole), viali secondari irregolari, radure geometriche e piccole aree pineta. L’architetto decora l’intera area con fontanili, colonne, torri d’acqua, cippi, vasche e statue. La più grande è quella in stile neoclassico, con al centro una statua del mitico eroe greco, recentemente restaurata).

Nello stesso anno, Marvuglia dirige i lavori di ricostruzione della Casina alla Cinese. Segue lo stile, riprende la moda dell’epoca e rivoluziona gli spazi. Le decorazioni parietali e gli arredi sono la perfetta sintesi tra Oriente e Occidente, un unicum architettonico senza pari.

Attorno alla Casina, altri tre giardini che riprendono l’architettura all’italiana, alla francese e all’inglese. Il parco diventa una preziosa testimonianza dell’arte paesaggistica a Palermo che, dal 1995, è Riserva Naturale Orientata per tutelare flora, fauna, storia e architettura.

articolo di Carmela Chiara Corso

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