Dal 26 dicembre al 1° gennaio la comunità afroamericana celebra “Kwanzaa”, una festa ideata nel 1966 da Maulana Karenga, leader del movimento per i diritti degli afroamericani negli Stati Uniti e grande attivista impegnato nel black power movement degli anni 60.
Il nome deriva dal termine kwanza che, in lingua swahili, significa “primo frutto”. Nonostante sia una festa “nuova”, non celebrata in Africa, è considerata utile per «consolidare i legami della comunità afroamericana attorno all’idea di un’unica origine ancestrale».
Kwanzaa nasce, infatti, per riavvicinare le comunità afroamericane statunitensi alle loro radici culturali. Sette giorni di festaggiamenti, ciascuno dei quali legato ai sette principi del patrimonio africano: Umoja (corrispondente al principio di unità, familiare e di comunità); Kujichagulia (è il principio di autodeterminazione); Ujima (è il principio di lavoro e responsabilità collettiva); Ujamaa (è il principio di economia cooperativa); Nia (è lo scopo); Kuumba (corrispondente al principio di creatività, ovvero l’atto di consegnare una comunità migliore alle generazioni future); Imani (è il principio di fede).
I simboli di Kwanzaa sono: la mkeka, la tradizionale stuoia di paglia; le muhindi, le pannocchie per i bambini della famiglia o della comunità; il mazao, il cesto di frutta, che rappresenta la produttività della comunità e che ricorda le più antiche festività africane celebrate in occasione del primo raccolto dell’anno; il kinara, il candelabro a 7 braccia; le mishumaa saba, le candele (3 rosse, 1 nera e 3 verdi) che rappresentano gli sforzi (rosse), la speranza (verdi) e la lotta per i diritti (nera); la kikombe cha umoja, la tazza che rappresenta l’unità familiare e della comunità, e i zawadi, ovvero i regali.
Al centro del tavolo della cucina o del salotto si dispone la mkeka, insieme al kinara, le muhindi, il mazao, la kikombe cha umoja e i zawadi. Ogni membro del gruppo deve bere dalla “kikombe cha umoja”.
Kwanzaa è scandita dall’accensione di una candela per ogni giorno di festa posta sul kimara, quest’ultimo posizionato sulla mkeka, dove vengono sistemate tante spighe di grano quanti sono i bambini presenti all’interno della famiglia. Infine, il primo gennaio, l’ultimo giorno di Kwanzaa, è il momento dello scambio di regali tra genitori e figli.
L’invenzione di rituali come il Kwanzaa, il cibo o l’abbigliamento sono gli strumenti attraverso i quali gli attivisti per i diritti civili e gli intellettuali intendono restituire storicità e dignità alle civiltà africane, promuovendo e valorizzando l’afrocentrismo e l’identità africana anche se residenti, da generazioni, nel territorio statunitense.
Un movimento culturale, quello dell’Afrocentrismo, che, a seguito della lotta contro l’oppressione razziale, tende ad attuare legami di solidarietà tra afroamericani, rafforzati dall’idea di un’unica rappresentazione simbolica, ovvero, dell’Africa intesa come terra ancestrale, senza distinzione etnica o nazionale.
articolo di Redazione
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