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La selva oscura

La selva oscura

Quella della selva, il fitto e tenebroso bosco, esteso al pari di una foresta, popolato da belve feroci, è una delle immagini più celebri della del Poema dantesco che richiama alla mente un ostacolo, un luogo, una situazione dalla quale è difficile uscire fisicamente e, soprattutto, psicologicamente. Nella selva la luce penetra a fatica, il pericolo è in agguato, non vi sono sentieri sicuri né certezze. Contrapposto alla selva è il la piccola valle che Dante scorge al di là dell’oscurità, un luogo illuminato dal sole che è luce e speranza. Ogni elemento naturale, nella Commedia, e ogni oggetto rappresentano e, al contempo, richiamano tutto un repertorio di sensazioni ed emozioni che si concretizzano mediante il filtro culturale attraverso il quale passano.

Nel Medioevo, questo filtro è regolato dalla religione che domina e influenza ogni aspetto della vita dell’uomo. In Dante, quale uomo del suo tempo, la selva assume dunque una connotazione fortemente religiosa, divenendo luogo di corruzione dell’animo e labirinto della ragione; essa è infatti definita «selvaggia», «aspra», «forte» e «amara», simbolo di un peccato che accomuna l’umanità tutta, resa ancora più minacciosa dalla manifestazione fisica del peccato stesso nel corpo delle tre fiere. É solo grazie all’intervento di Virgilio, simbolo della ragione inviato da Dio, che Dante avrà salva la vita a testimonianza che nulla si compie se non per volontà della divina provvidenza, che regola la vita dell’uomo e dell’universo.

Un tratto caratterizzante il Medioevo è il senso di collettività, lo stesso che pervade tutta l’opera e che si contrappone all’individualismo moderno: il singolo è parte integrante della comunità, di cui condivide valori, indirizzi, scelte culturali, che diventa un unicum. Nel momento in cui le due massime autorità, il pontefice e l’imperatore, che dovrebbero guidare l’umanità rispettivamente verso la felicità eterna e quella terrena, vengono meno al loro compito, non è più il singolo, ma l’unicum a cadere nel peccato e Dante, quale parte di questo unicum, si fa messaggero universale della parola di Dio per indicare la via della redenzione.

di Carmela Corso

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