La storica porta affacciata sul mare
Porta Felice è, insieme a Porta Nuova, l’esempio perfetto di quel progetto di ammodernamento e abbellimento della città di Palermo. Il piano prende avvio tra Cinquecento e Seicento per volontà di Viceré M. Colonna, a seguito del prolungamento della «strada del Cassaro dalla Chiesa di Portosalvo sino al mare».
Secondo monumentale ingresso alla città da est, si presenta quasi come un obiettivo fotografico. Lo straordinario effetto ottico, infatti, riduce visivamente la distanza con Porta Nuova, posta ad ovest.
Manifestazione ideale di opulenza e magnificenza, è il punto nevralgico che ridisegna il Cassaro e la nuova via Colonna, nota come Foro Italico.
I lavori di costruzione seguono fasi alternate e travagliate. Tra il 1582 e il 1583, contemporaneamente ai lavori di ristrutturazione di Porta Nuova, iniziano quelli di costruzione di Porta Felice. Il 6 luglio 1582 è posta la prima pietra.
A 6 di giugnetto, sabato. L’ecc. del sig. Marco Antonio Colonna Vicerè buttao la prima pietra alla porta Felice, onde ci mese 8 medaglie d’argento dorate, una esso, ed una il pretore, e sei li giurati, ognuno la sua. E si spararono molte artiglierie.
Diario di Paruta e Palmerino
Il progetto conosce numerose interruzioni. Tuttavia, negli anni, si susseguono svariati archi trionfali temporanei posti sulle fondamenta.
È solo nel 1636 che, sotto la direzione del palermitano Mariano Smiriglio, riprendono i lavori su Porta Felice. L’architetto è il progettista del primo esempio di porta a piloni, costituita da due imponenti colonne pilastro non raccordate fra loro.
Alla morte di Smiriglio il progetto passa nelle mani prima del monrealese Pietro Novelli, poi in quelle di Vincenzo Tedeschi. I lavori terminano nel 1637, come testimonia la targa commemorativa posta sul lato esterno della porta. Cinque anni dopo, nel 1642, vengono aggiunte due grandi vasche sul lato orientale.
I bombardamenti del 1943 distruggono, quasi completamente, il pilone nord, ricostruito sotto la sovrintendenza di Mario Gugliotto, seguendo la filosofia del “com’era, dov’era”.
Porta Felice, dedicata a Donna Felice Orsini, moglie del Viceré Colonna, è, presumibilmente, un riferimento idealizzato a Giano bifronte. L’opera, infatti, presenta una notevole differenza stilistica tra i due prospetti e tra i vari ordini.
Il solenne fronte affacciato sul mare è rivestito in marmi chiari, senza soluzione di continuità. La struttura è suddivisa in tre ordini. Il primo, in basso, ospita le due fontane con tre gradini. Il piano intermedio è arricchito da colonne, architravi e nicchie. Al loro interno campeggiano statue di canèfore che alludono «all’alternarsi delle stagioni come premessa all’abbondanza dei campi, al tempo e alla fertilità». Nella parte superiore, due aquile marmoree, reggenti stemmi di re spagnoli, sormontano la cornice aggettante, una loggia con terrazza e due balconi. La terrazza accoglie le statue di S. Cristina e S. Ninfa, vergini e martiri palermitane.
Il fronte interno, invece, si ispira alle architetture romane tardo manieristiche. Seguendo la tripartizione del fronte che da sul mare, in basso ospita le porte d’accesso ai piloni; mentre, il secondo e il terzo ordine contano, rispettivamente, un balcone e una finestra incorniciati da dettagli rinascimentali. L’ultimo ordine è sovrastato da una balconata con contrafforte a ricciolo.
Affacciata trionfalmente sull’antica passeggiata a mare, Porta Felice è conosciuta dai più per il tradizionale passaggio, ogni 14 luglio, del carro di Santa Rosalia. Come ogni opera architettonica che si rispetti, si ammanta di storia e leggenda. In passato, infatti, è stata oggetto di scherno dei tanti che, canzonando i tradimenti subiti da Donna Felice, la ribattezzano “Porta dei cornuti”. Ma la sua fama non si arresta, proseguendo lungo tutto il XVIII secolo, quando diventa la porta d’accesso alla nota e spesso scandalosa “Passeggiata alla Marina”.
Al crepuscolo dedicammo la nostra attenzione alla fila di carrozze con le quali i notabili compiono la loro famosa passeggiata a mare fuori cinta, per godere l’aria fresca, far conversazione e darsi a ogni sorta di corteggiamenti.
W. A. Goethe, Viaggio in Italia
Info utili
- Foro Italico Umberto I – Palermo
- Aperto 24h
articolo di Carmela Chiara Corso
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