Raniero Alliata di Pietratagliata, principe mago

Raniero Alliata di Pietratagliata, principe mago

Principe mago, mago nero… sono alcuni degli appellativi con cui si suole riferirsi al principe Raniero Alliata di Pietratagliata, figura di spicco per generazioni di intellettuali siciliani, tesofico, entomologo ed esoterista.

Il suo interesse, al limite del fanatismo, per l’occultismo, la teosofia, lo spiritismo e i fenomeni paranormali e il suo stile ritirato e riservatissimo, hanno contribuito a creare una coltre invalicabile di mistero attorno alla sua figura e a fargli guadagnare la fama di stregone.

Ma chi fu davvero Raniero Alliata? Figlio del duca Luigi di Pietratagliata, fu una delle personalità più interessanti ed eccentriche del suo tempo. Studioso di entomologia, evocatore di trapassati inquietanti e di potenze delle tenebre, il principe mago soleva dormire di giorno e stare sveglio la notte, registrando le “voci” degli spiriti che amava (ri)svegliare. Uomo dall’animo cinico e classista, aveva realizzato una classificazione piramidale degli esseri umani: i palesi, èlite di intellettuali di cui egli stesso si sentiva parte; i “dispensatori d’amore”, che si impegnavano nella perpetuazione dell’unico scopo della loro vita, ossia la mera conservazione della specie; seguivano adiposi, necrofiti e convulsi, uomini aridi, attaccati alle cose materiali, feroci e nevrotici e – infine – i coprotidi, esseri ripugnanti e senza morale. Stravagante ed eccentrico, magnetico e introverso aveva preso (specie nella seconda metà della sua vita) l’abitudine di affacciarsi alla finestra, ogni giorno alle sei del pomeriggio, tenendo un teschio tra le mani e serrando a denti stretti un anatema in aramaico antico: «Agapithon sthanòs a-ta-tia iaron milosonti Adonai», un’invocazione presumibilmente finalizzata ad invocare la protezione di una non meglio definita divinità.

Figlio di un’aristocrazia decaduta e mortuaria – che vedeva nella magia, nell’esoterismo, nell’alchimia e nello spiritismo una forma di compensazione all’opacità e all’inconsistenza della propria esistenza, fatta di manie e fobie – si lasciò possedere per tutta la vita da una realtà parallela e oscura, dominio di streghe, fattucchiere, demoni e spiriti. Lo studio di saperi proibiti, le visioni, il trance, gli ectoplasmi, i messaggi dall’ al di là, le presenze, erano i fedeli compagni delle sue giornate. Era un metapsichico, credeva cioé alla presenza delle anime disincarnate, le quali per manifestarsi sfruttavano la produzione energetica del medium.

L’occultismo che praticava era della specie più terrifica, ma tremendamente affascinante. nel corso degli anni, col dissiparsi delle sue fortune, aveva allontanato da sé lo stuolo di camerieri e servitori di cui era sempre stato circondato; le uniche donne presenti in casa erano obbligate a servizi di altro tipo. Helga, una ragazza dalle facoltà ipnotiche e medianiche, totalmente plagiata dal mago nero, viveva quasi da reclusa nelle mura del castello, cavia di riti ed esperimenti.

Si racconta che durante una delle sue abituali sedute spiritiche, il principe cadde in uno stato di trance così profondo da destare la preoccupazione dei presenti. Il suo respiro si fece improvvisamente affannoso, mentre la luce nella stanza diveniva sempre più fioca. Il registratore, azionato allo scopo di impremere su nastro la testimonianza delle presenze che si aggiravano nella sua dimora, in quella occasione registrò un antico brano di musica greca (si dice che Alliata fosse in contatto con alcuni personaggi dell’ Atene classica). La stanza fu invasa da un potente odore di zolfo, dalla sua bocca usciva una voce cupa che affannosamente diceva: ” Mortali, ascoltate, io sono il re dei mondi“, mentre al centro della stanza una figura orrenda, che soffiava e ghignava, tentando di prendere forma senza successo, continuava a sbuffare e a ghignare. Uno spettacolo certamente spaventoso che traumatizzò non pochi animi.

Durante gli ultimi anni della sua vita l’ interesse di Raniero nei confronti dell’occultismo sfiorò il fanatismo tanto che sia nei salotti che tra il popolino si iniziò a riferirsi a lui come il mago nero. Voci e pettegolezzi sostenevano che avesse fatto impazzire la giovane Helga e coltivasse l’idea di perpetuare il folle sognodi Faust, puntando all’immortalità. Ma né i suoi studi, né i suoi stretti rapporti con l’aldilà, lo resero immune alla morte avvenuta nel 1979.

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